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Negli ultimi mesi, la volatilità dei mercati finanziari e certe scelte di politica economica dell’Amministrazione americana hanno messo in discussione il tradizionale ruolo del dollaro e delle obbligazioni del Tesoro americano come beni rifugio. Si tratta solo di primi segnali, tuttavia il sistema si basa su fiducia e credibilità, due beni rapidamente deperibili.

Se l’attuale orientamento delle politiche americane fosse confermato, si tratterebbe di una trasformazione radicale del sistema finanziario globale, paragonabile al declino del ruolo della sterlina negli anni 1920/30 oppure all’abbandono del gold standard da parte degli Stati Uniti all’inizio degli anni ’70. Tutto ciò peraltro avviene in un periodo di radicale innovazione nel campo dei pagamenti. L’Amministrazione Trump sembra interessata a un percorso non solo di svalutazione del dollaro ma di dematerializzazione del sistema globale dei pagamenti.

Si apre, quindi, un percorso per un accresciuto ruolo dell’euro non solo quale valuta di riserva globale e di accelerazione di strumenti innovativi, come l’euro digitale. Su questi temi è in corso un dibattito e si sono espressi anche diversi policy maker nelle capitali dei Paesi membri, da Bruxelles a Francoforte.

Questo cambio di paradigma offrirebbe all’Europa vantaggi significativi, quali un maggior afflusso di capitali, costi di indebitamento ridotti e la possibilità di finanziare a minor costo investimenti strategici, a partire dalla difesa. Questa evoluzione aumenterebbe l’autonomia economica e geopolitica dell’Unione, migliorando la sua capacità di tutelare i propri interessi nel contesto globale.

Affinché ciò avvenga però è necessario che un certo numero di condizioni si realizzino e che congiuntamente sia introdotto un insieme di misure di policy.

Questa breve nota, che la Fondazione M&M – Idee per un Paese Migliore offre come contributo aperto alla discussione pubblica, esplora questi temi e prova a suggerire alcuni elementi per questo percorso.

Questa nota è stata preparata da Carlo Altomonte, Università Bocconi; Giulio Gottardo, University of Oxford; Alexander Privitera, American German Institute (Washington), con il coordinamento di Fabrizio Pagani, Presidente della Fondazione M&M – Idee per un Paese migliore.  Raccoglie i commenti di Stefania Bariatti, Università Statale di Milano; Alessandro Curioni, IBM (Zurigo); Roberto Galbiati, CNRS SciencesPo (Parigi); Francesco Garzarelli, Eisler Capital; Cosimo Pacciani, Poste Italiane; Franco Passacantando, IAI; Corrado Passera, Illimity; Dante Roscini, Harvard Business School; Alberto Saravalle, BonelliErede. 

L’energia nucleare è tornata negli ultimi mesi al centro dell’agenda politica, legata soprattutto alle preoccupazioni per la sicurezza energetica e alle necessità della transizione ecologica. 

La Fondazione M&M – Idee per un Paese Migliore propone in questo documento una prima panoramica strategica delle potenzialità e delle sfide legate oggi all’utilizzo dell’energia nucleare a fini pacifici, con gli obiettivi di:

  1. identificare le tappe fondamentali per permettere all’Italia di giocare un ruolo chiave nel panorama futuro della tecnologia nucleare e senza necessariamente implicare la costruzione di nuove centrali sul territorio nazionale; 
  2. preparare misure concrete nel caso in cui l’Italia opti per l’insediamento di impianti nucleari nel proprio territorio.

Quello della Fondazione M&M – Idee per un Paese Migliore è un contributo aperto alla discussione pubblica, un invito all’approfondimento condiviso sulla sfida  cruciale della  transizione verso un futuro energetico sostenibile e sicuro. 

La proposta è #opensource, a disposizione di istituzioni, partiti politici, associazioni di categoria e parti sociali e mira a stimolare la discussione pubblica sul tema.