PNRR: a che punto siamo? Digitalizzazione, investimenti, mobilità sostenibile e impatto sugli enti locali
Fabrizio Pagani, presidente di Fondazione M&M e Senior Advisor di Vitale&Co, e Carlo Altomonte, prorettore e direttore del PNRR Lab-Sda Bocconi, si sono confrontati oggi a Roma sull’attuazione del Piano e sui suoi effetti sulla crescita del Paese, all’evento organizzato da Affari&Finanza, online su Repubblica.itll’economia globale.
In particolare, Fabrizio Pagani ha messo a fuoco le sfide principali dei prossimi mesi, ovvero
*la capacità amministrativa, incluso il tema della varianza: la capacità amministrativa nel nostro Paese è molto disomogenea, e questo sta può un impatto sull’abilità di mettere a terra gli investimenti. La capacità amministrativa varia sia da amministrazione titolare ad amministrazione titolare – i ministeri centrali – ma soprattutto tra soggetti attuatori, come i comuni e gli altri enti locali, che hanno il compito di attuare una parte importante degli investimenti;
*Il tema dei procedimenti autorizzativi: correttamente si è creato un regime derogatorio per gran parte degli investimenti PNRR, ma non ne conosciamo ancora appieno l’efficacia e molto dipenderà dalle interpretazioni che ne vorranno dare le amministrazioni competenti. È ovvio che il Paese deve procedere ad una efficace semplificazione dei permessi e del peso amministrativo sugli investimenti;
*La capacità di coinvolgere il settore privato nell’attuazione del Piano: alto è il potenziale moltiplicativo fornito dagli investimenti privati in aree oggetto di investimenti pubblici PNRR, si pensi al digitale e alla transizione energetica. Cogente è il caso delle partnership pubblico private, facilitate peraltro da alcune intelligenti disposizioni nel codice dei contratti di recente approvazione. Ma forse ancor più significativo è il rifinanziamento e rimodulazione di Industria 4.0 grazie alle risorse europee. Gli incentivi agli investimenti privati costituiscono infatti un volano sperimentato e efficace per la competitività del nostro settore manifatturiero e dei servizi;
Per questo serve uno sforzo collettivo di chi ha responsabilità di governo a tutti i livelli, degli organi di controllo e degli operatori privati, siano esse imprese, banche e fondi di investimento.
Secondo Carlo Altomonte, il punto chiave è interrogarsi se le risorse del PNRR sono dirette verso i territori e gli ambiti con «gap d’investimento”, cioè le aree più bisognose di infrastrutture, competenze, servizi e lavoro. Ad analizzare i dati, *le difficoltà attuative del Piano sembrano essere in parte legate a carenze amministrative e gestionali di parte delle istituzioni. Su questo elemento di debolezza si innesta *il tema della grande frammentazione del Piano, che prevede un elevatissimo numero di interventi di dimensione limitata. Il rischio è che le amministrazioni, specialmente quelle più deboli in termini di risorse umane, fatichino a gestire il carico amministrativo necessario.
La riorganizzazione della governance del PNRR negli scorsi mesi punta a un maggiore coordinamento politico delle iniziative in atto, mentre la rimodulazione di parte degli interventi proposta dal governo è finalizzata a risolvere questo problema amministrativo, togliendo dal PNRR una serie di progetti comunali al fine di finanziarli su fondi pubblici più flessibili in termini di scadenze e regole di utilizzo, e concentrando in misura maggiore gli interventi in capo allo stesso.
I prossimi mesi saranno quindi cruciali per l’implementazione del Piano e la riduzione dei gap d’investimento, anche alla luce delle modifiche proposte.